Endless

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  1. Æthelfrid
     
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    Durante le fredde notti d’autunno gli uomini rimangono chiusi nelle loro dimore, al sicuro dagli spettri della tetra notte. Mentre la dolce brezza soffia sul napello in fiore ai piedi della cupa foresta e il buio avvolge gli alberi, la pallida luna si staglia nel cielo lugubre, come un gigantesco occhio che rischiara i sentieri. Ma nessun viandante osa aggirarsi al di fuori dei piccoli villaggi sperduti nelle valli. Il profumo della notte pervade ogni cosa, dolce e silenzioso, passa tra il frassino e l’abete, tra i massi al bordo della strada tortuosa, entra nelle mura della piccola città, scorre nelle anguste strade tra le case mute. Le statue sulla vecchia basilica sono più inquietanti che mai, mostri accovacciati sui cornicioni, demoni che sorreggono le colonne, con i loro occhi fissi e i loro sguardi torvi. Orrori fuggiti dagli incubi più reconditi della mente umana. Una porta cigola in lontananza, mentre un gatto ritardatario si affretta lungo la via di casa. Se vi avvicinaste alle porte o alle finestre potreste udire sommesse preghiere, rumori di moschetti che vengono caricati e reconditi bisbigli. Inconfessate paure giacciono nei cuori degli uomini, gravi come macigni, mentre gli sguardi più audaci spiano dalle fessure delle finestre sbarrate che affacciano sulla strada. D’improvviso un urlo squarcia il silenzio, rendendo l’atmosfera ancor più fredda. Bianchi piedi corrono veloci sui freddi sassi della strada principale, completamente buia, sfiorando il lastricato con grazia. Il petto della ragazza si contrare e si espande spasmodicamente, la sottile collana sobbalza sul marmoreo seno. È ancora vestita da camera, nella corsa solleva la gonna con le esili mani cercando di non inciampare. Il respiro si condensa appena superate le labbra pallide mentre i suoi occhi terrorizzati si muovono alla ricerca di una disperata via di fuga. Svolta in una stretta via alla sua destra, ma incespica nelle vesti e cade a bocconi. Si rialza a fatica, ansimando. Trascinando una gamba si avvicina a una porta che da sulla strada e bussa con quanta forza le rimane.
    < Vi prego!> urla < Vi prego aprite!> . Percuote i pugno sull’uscio, ma solo il silenzio le risponde. In lontananza si ode rumore di zoccoli che urtano il pavimento di pietra della strada.
    La ragazza si volta disperata. Il respiro è affannoso, si morde insistentemente il labbro inferiore, tanto forte da farle sgorgare un piccolo rivolo rosso dall’angolo della bocca. < VI PREGO! Abbiate pietà di una povera anima!> le lacrime le solcano il viso mentre urla con quanto fiato ha in corpo.
     
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