[BACKGROUND] Fyodor Ruslanova - Solitario

Il background consegnato al giocatore

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  1. Vinter
     
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    Un pugno che ti devasta la faccia: questa è la sensazione quando osservi lo Sprawl di NightCity. Dalla
    finestra della sua Cubo-Bara poteva chiaramente vederlo. Marcescente, luminoso e tetro allo stesso tempo. I
    suoi vicoli erano un brulicare continuo di persone o presunte tali. Alcuni erano lerci vagabondi, altri erano
    più simili a tostapane che ad esseri umani. Fyodor si trovava nel mezzo fra le due categorie. Aveva imparato
    dalla vita la regola fondamentale: fotti e non farti fottere.
    Non si poteva dire che non se la passasse bene. Era tutt'altra cosa laggiù nell'Est Europa, dove era cresciuto.
    In Bulgaria, quand'era appena 18enne, la guerra civile lo aveva scaraventato ancora sbarbato nel mondo
    della violenza, del sopruso e dell'egoismo. “Questa è la vita”, si era detto già a quella giovane età, e così si
    era comportato di conseguenza per il resto della sua esistenza e così intedeva proseguire. Entrato
    nell'esercito aveva sopportato bene l'addestramento, il cibo rancido della mensa e le avances di qualche
    finocchio nello spogliatoio. Proprio a causa di uno di loro, si era impiatato il suo primo dispositivo
    cybernetico, delle nocche rinforzate in titanio: quelle vere preferì spaccarle sul naso dell'ultimo frocio che
    tentò di metterglielo nel culo dopo gli allenamenti. Il coglione ci restò secco, ma nessuno dei suoi superiori
    pensò mai a richiamarlo, la regola valeva per tutti: fotti e non farti fottere.
    In compenso quelle nocche gli erano state molto utili, a pensarci bene, quando era appena sbarcato negli
    Stati Uniti diversi anni fa. Poco più che un fuggiasco, Fyodor era un criminale fra i criminali a quei tempi.
    Prima aveva disertato dall'esercito, poi aveva fottuto i soldi alla banda in cui era entrato a far parte in Grecia.
    Faceva il contrabbandiere laggiù, si guadagnava bene a fare quel mestiere, almeno finché non finì la guerra. I
    suoi due soci, Boris e Papylos, erano due stronzi come lui, raccattati dall'agitazione nei balcani di quei tempi.
    Il primo era un bulgaro anche lui e finì con le cervella spappolate su una grata di un vicolo di Tessalonica.
    L'altro, un figlio di puttana greco, se era ancora vivo avrebbe dovuto rimanere in sedia a rotelle per il resto
    dei suoi giorni. Ma le innovazioni della tecnologia probabilmente erano arrivate fino a lui, perché Papylos si
    ripresentò anni dopo, negli Stati Uniti, a saldare il conto. Forse non ci era riuscito bene, a fottere e non farsi
    fottere.
    Mentre osservava Nightcity, un groviglio di palazzi circondati da quella merda dello Sprawl, Fyodor poteva
    ancora sentire il sapore del sangue in bocca. Il greco aveva buttato giù la porta di quello che era uno
    squallido monolocale del quartiere messicano della città. Lo aveva fatto con due braccia cybernetiche nuove
    di zecca, mostruose e distruttive come incudini. Il bulgaro si stava cagando sotto, una mano rinforzata non
    avrebbe retto un cazzo contro quell'abominio che voleva spaccargli la faccia. Una cara vecchia Beretta gli
    salvò la vita: puoi avere anche il culo cromato, ma una pallottola in fronte fa sempre il suo effetto.
    Dopo quell'episodio, 6 anni fa, Fyodor aveva deciso che avrebbe sfruttato anche lui le meraviglie della
    tecnologia: braccio cybernetico sinistro, mano destra con nocche rinforzate, amplificatore di riflessi, sistemi
    dei cyberottica. Grazie a quelli e alla sua stazza, negli ultimi anni si era fatto strada nel sottobosco
    metropolitano di Nightcity, ottenendo contatti, soldi e rispetto.
    Ricordare tutto quello che aveva passato lo aiutava a calmarsi, sgombrare la mente dai cattivi pensieri e
    tenerla concentrata. Era quasi ora di andare, aveva un appuntamento con Feng, il ricettatore asiatico che lo
    aveva aiutato a nascondere i soldi della banda, durante la fuga dalla Grecia. Da quel momento avevano
    collaborato. Non per amicizia, Fyodor non aveva amici. Molto più probabilmente avevano la stessa
    concezione della vita e degli affari: fotti e non farti fottere.

    AUTORE: SARA
     
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